Attività sportiva come terapia nel giovane asmatico
Pubblicato il 14 Settembre 2017
La pratica sportiva rappresenta, attualmente, un’attività che è entrata a far parte della vita quotidiana della maggior parte degli individui.
È considerata, infatti, nella nostra cultura un importante momento di aggregazione sociale anche per persone con le più svariate condizioni cliniche tra le quali l’Asma bronchiale (AB). L’esercizio fisico (EF) è un potente fattore scatenante l’AB sia nei soggetti atopici che non, tanto che circa l’80% degli asmatici, particolarmente se giovani, manifesta una riacutizzazione della malattia durante l’attività sportiva. Oltre il 30% degli atleti che praticano attività agonistica soffre di malattie allergiche e l’AB da EF, così come l’aumentata reattività bronchiale sono presenti in molti di essi.
È opinione comune che le malattie allergiche a carico delle vie aeree rappresentino un fattore limitante la pratica sportiva. Questo può comportare, soprattutto nei bambini o nei giovani, problemi psicologici, anche rilevanti. Tuttavia, i dati epidemiologici riguardanti coloro che svolgono attività agonistica ad alto livello sono rassicuranti e indicano che le malattie allergiche e soprattutto l’AB, purché opportunamente trattate, non rappresentano alcun limite alla pratica sportiva, basti pensare che oltre il 30% degli atleti che hanno partecipato nel 2000 ai Giochi Olimpici di Sydney era affetto da allergopatie respiratorie.
Nelle più recenti edizioni olimpiche, ad esempio, la delegazione australiana presentava una percentuale di asmatici variabile dal 5 al 14%, mentre nella delegazione statunitense questa percentuale si attestava intorno al 10%. Per quanto riguarda l’Italia, alle Olimpiadi di Seul erano presenti 11 atleti asmatici e 13 a quelle di Barcellona. Pertanto, la pratica sportiva, soprattutto nei giovani asmatici, deve essere incoraggiata ciò sia per motivi di ordine psicosociale, sia per motivazioni di ordine fisiopatologico. Infatti, nel giovane asmatico quando il trattamento farmacologico è appropriato e in grado di controllare la sintomatologia respiratoria, l’attività sportiva può contribuire al miglioramento degli indici di funzionalità respiratoria.
È infine utile sottolineare che l’attività fisica fa bene nelle situazioni descritte ma anche in tante altre se opportunamente dosata e supportata da un monitoraggio specialistico. Infatti in analogia con i farmaci, può anche risultare dannosa se effettuata senza alcun controllo.
Da qui l’importanza di accedere ad una struttura qualificata in grado di valutare al meglio preliminarmente il paziente, di prescrivere un programma individuale e di monitorarne gli effetti. I benefici in termini sia di benessere psico fisico e di efficienza che anche economici (ad esempio per la riduzione dell’apporto farmacologico) non tarderanno a manifestarsi.